50° del ritorno di Trieste all'Italia. Mostra presso l'Istituto Battisti nel Quartiere Giuliano-Dalmata. |
Il 26 ottobre 1954, dopo lunghi e dolorosi anni in cui si vide negata la propria italianità, linguistica, culturale e sentimentale, Trieste finalmente tornava all'Italia.
Le strade della città giuliana si riempirono naturalmente di gente festosa ed esultante, noncurante della pioggia scrosciante e della bora inclemente. Ma il maltempo non poteva fermare la gioia delle persone. Come titolarono molti giornali dell'epoca "il sole splendeva nei cuori degli italiani", poco importava del freddo e dell'acqua. I triestini dissero che non era Trieste a tornare all'Italia, ma l'Italia tornava a Trieste. E in un certo senso era proprio così: Trieste era sempre stata ed era rimasta italiana nel cuore, ora l'Italia poteva riabbracciarla. Molto significativa e commovente la raffigurazione, su «La Domenica del Corriere», dell'incontro tra le due "donne": una, vestita con un abito rosso fuoco con al centro un'orgogliosa alabarda, corre incontro ad un'altra vestita dello splendido tricolore italiano, pronta ad accoglierla tra le sue braccia. Trieste all'Italia, l'Italia a Trieste.
Nel Cinquantesimo Anniversario di tale evento, mentre in tutta Italia si sono inaugurate e celebrate cerimonie importanti e suggestive per ricordarlo ed i giornali - quasi tutti - lo hanno rievocato storicamente, nella Capitale hanno avuto luogo una serie di celebrazioni per il Ritorno di Trieste all'Italia. Queste hanno avuto inizio il 19 ottobre u.s. presso il Senato della Repubblica con un Convegno, dedicato alla questione di Trieste Italiana1, organizzato dall'Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante, con il patrocinio della Regione Lazio, della Regione Friuli Venezia-Giulia, del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, dell'Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia, dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, della Fondazione Ugo Spirito.
Il 22 pomeriggio è stata inaugurata la bellissima mostra “L'Alabarda e il Tricolore” dedicata alla storia di Trieste, dalle origini fino all'agognato ritorno all'Italia nel 1954, dopo le terribili conseguenze della Seconda Guerra Mondiale. La mostra è stata allestita presso l'Istituto Comprensivo “Indro Montanelli” di Roma, da lungo tempo presente ed attivo nell'ambito delle tematiche giuliano-dalmate ed è stata voluta dalla Regione Lazio. Ideatrice della Mostra, la prof.ssa Renata Pannelli, che con l'Associazione Culturale “Don Chisciotte” ha organizzato la manifestazione, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato Provinciale di Roma, in particolare con l'appassionato ed intenso lavoro del Segretario, Lidia Iannuzzi e della scrivente; con la Lega Nazionale di Trieste; l'Associazione socio-culturale “Continuità Adriatica”; con l'Archivio Museo Storico di Fiume; con il Museo Storico dei Bersaglieri; con l'Associazione Nazionale Dalmata; con l'Archivio Pantano. All'inizio della manifestazione è stata proiettata un'interessante serie di filmati d'epoca, fra cui ampio materiale documentario girato da operatori anglo-americani e commentato in lingua inglese. In particolare le immagini mostrate hanno riguardato i moti del novembre 1953, con la testimonianza della repressione da parte della polizia civile e delle truppe britanniche, contro i cittadini triestini che dimostravano per l'italianità della città. Particolarmente drammatiche le sequenze immediatamente successive agli spari che causarono la morte di alcuni italiani, tra cui il tredicenne Pierino Addobbati, uno degli ultimi irredentisti.
Alla fine del filmato, è stato presentato il coro degli alunni dell'Istituto “Indro Montanelli”, ex Cesare Battisti. I ragazzi hanno cantato, diretti magnificamente dalla Prof.ssa Bolognesi, l'Inno di Mameli, seguiti da tutto il pubblico presente, Le Campane di San Giusto e Marinaresca, quest'ultime canzoni tipiche triestine, l'una quasi inno della città e l'altra in un originale dialetto triestino. Doveroso e sentito l'affettuoso benvenuto del Preside dell'Istituto, Prof. Cataldo Ferrari, agli organizzatori, agli ospiti ed a tutto il pubblico presente.
Subito dopo sono entrati suonando, e correndo come loro costume, alcuni rappresentanti dei Bersaglieri che hanno rallegrato la serata con una serie di canzoni triestine, con la quasi ormai dimenticata Canzone del Piave, inno della I Guerra Mondiale, con O' surdato ‘nnamorato e a conclusione nuovamente l'Inno nazionale.
Dopo il momento musicale, si sono alternati sul palco dell'anfiteatro scolastico le Autorità presenti. Introdotti dal Dott. Massimo Bugli, ciascuno ha portato il proprio saluto ed augurio per la manifestazione. A cominciare dall'Assessore Provinciale Marco Drabeni, che, dopo aver portato i saluti del Presidente della Provincia, Fabio Scoccimarro, ha mostrato vivo apprezzamento per l'iniziativa, soprattutto per il coinvolgimento di molti suoi “amici romani”, tra cui l'ANVGD, l'Associazione Triestini e Goriziani in Roma, e in particolare la scrivente.
In rapida successione hanno portato i loro saluti l'Assessore comunale di Trieste, Sluga, il Presidente del XII Municipio di Roma, Paolo Pollak, il Presidente ANVGD, Lucio Toth, il Direttore dell'Archivio Museo Storico di Fiume, Dott. Marino Micich. Presenti in sala alcuni esponenti della giunta regionale, municipale, funzionari delle forze armate e giornalisti, oltre ad alcuni rappresentanti della Lega Nazionale di Trieste e delle Associazioni degli Esuli, tra cui il Segretario Nazionale ANVGD, Oliviero Zoia, il Presidente del Comitato Provinciale di Roma dell'ANVGD, Cav. Plinio Martinuzzi, ed il Presidente dell'Associazione Triestini e Goriziani in Roma, Cav. Gr. Cr. Aldo Clemente.
Fulcro dell'incontro sono state le testimonianze di personaggi che hanno vissuto le movimentate giornate triestine, quando la città giuliana si è potuta finalmente riunire all'Italia.
Molto commoventi le parole di un testimone oculare di quegli eventi, rimasto invalido durante le dimostrazioni.
In qualità di collaboratrice all'organizzazione dell'evento, la scrivente ha ritenuto opportuno, nel proprio intervento, mettere in luce l'importante significato dell'inaugurazione di una mostra dedicata a Trieste all'interno di una scuola dedicata, almeno nelle sue origini, all'irredentista italiano Cesare Battisti, al cui nome sono legate indissolubilmente le vicende dell'unificazione d'Italia. Egli, infatti, ha lottato al fianco di Fabio Filzi, ed è morto con lui. È stato compagno ideale di un Nazario Sauro e di un Enrico Toti, per citare solo qualcuno dei tanti eroi irredentisti italiani. Durante la sua vita politica, Battisti ha chiesto l'istituzione di una università italiana a Trieste, proprio per rimarcare l'italianità di un territorio sotto dominio austro-ungarico. Il suo primo discorso da deputato del Trentino alla Dieta del Tirolo, lo ha svolto presso quella università, nel 1914. Trentino, ha combattuto nelle fila del movimento irredentista. Politicamente socialista, di un socialismo che lottava per l'elevazione del lavoratore, elevazione morale, culturale ed economica. E per elevarsi, la classe lavoratrice delle terre irredente, doveva prima di tutto liberarsi, affrancarsi da una dominazione straniera.
Battisti è morto al Castello di Buonconsiglio a Trento il 10 luglio 1916, insieme a Fabio Filzi, di Pisino d'Istria, gridando “Viva l'Italia”, uniti nell'ideale di un'Italia libera dallo straniero ed unita come nazione indipendente.
E oggi che si festeggiano i 50 anni del ritorno di Trieste all'Italia, dopo due guerre per cui si è combattuto per la sua italianità, dopo un dopo guerra pesante, che ha visto la perdita delle terre istriane e dalmate, Trieste rappresenta una vittoria morale per quanti hanno patito e sofferto fisicamente e moralmente per l'ideale di un'Italia unita. Oggi, in cui si parla di Europa unita, non può sfuggire l'ideale mazziniano tanto caro a Cesare Battisti per cui l'indipendenza nazionale, la liberazione dall'oppressione straniera, era preludio ad un'Europa federata, un'Europa di nazioni, o meglio ancora una federazione dei popoli europei.
È anche bello vedere come la figura di questo irredentista troneggi all'ingresso dell'Istituto, con il busto realizzato da un ex studente nel 1989, quando divenuto famoso ed apprezzato scultore gliene ha voluto fare omaggio. Ed accanto al busto la bandiera italiana donata dal gruppo Medaglie d'oro al Valor Militare alla Scuola Media “Cesare Battisti” alla memoria della Medaglia d'oro al Valor Militare Cesare Battisti. Ed ancora la memoria di Battisti è viva nell'Associazione sportiva che ne porta il nome, ideata ed organizzata dal Prof. De Nicola.
Particolarmente emozionante è stata la lettura, da parte dell'autrice, Chiara Ragosta, del tema vincitore assoluto della II Edizione del Premio Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, svoltasi nel maggio 2004 e rivolta agli alunni delle classi III^ che hanno partecipato ai moduli didattici sulla Storia del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, svolti dalla sottoscritta. Con parole eleganti e precise l'ex alunna dell'Istituto Montanelli-Battisti, ha spiegato i motivi dell'esodo dalle terre d'Istria, Fiume e Dalmazia, ricordando ai presenti il forte sentimento d'italianità degli esuli.
A conclusione della serata si sono aggiunti alcuni altri brevi interventi dei rappresentanti degli enti co-organizzatori.
La mostra è stata visitata dalle numerosissime persone intervenute ed è rimasta aperta presso l'Istituto fino al 29 ottobre u.s.
Il 23 ottobre la “festa” si è spostata all'Altare della Patria di Roma, dove una squadra di 24 staffettisti, accompagnata da 7 camper triestini, e onorata dalla presenza di rappresentanze delle varie forze armate nazionali, ha celebrato il Cinquantenario.
La manifestazione, ideata ed organizzata dall'Assessore all'Istruzione, allo Sport e Turismo, alle Politiche Giovanili e dei Disabili della Provincia di Trieste, Marco Drabeni, ha visto la partecipazione del Presidente della Provincia di Trieste, Fabio Scoccimarro, e dell'Assessore comunale di Trieste, Sluga, i quali, insieme ad un alto rappresentante delle forze armate, hanno deposto una corona d'alloro al Milite Ignoto.
Schierati sull'ampia scalinata gli staffettisti hanno aspettato che la più giovane tra loro, Cecilia Valentini, 15 anni, del Liceo Classico “Francesco Petrarca” di Trieste, accendesse la fiaccola dal braciere dell'Altare, accompagnata dall'Assessore Drabeni, e compisse il giro intorno alle lapidi dedicate alle terre d'Istria, Fiume e Dalmazia, per poi seguirla nella corsa attraverso 84 comuni d'Italia, per giungere a Trieste il 26 mattina. Da notare anche la presenza di un'altra giovanissima, Sara Rossi, 18 anni, del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Trieste.
Attenti spettatori della celebrazione gli alunni dell'Istituto Comprensivo “Indro Montanelli”, accompagnati dai loro docenti e dal Preside Ferrari. I ragazzi si sono mostrati particolarmente partecipi soprattutto per l'esempio di queste ragazze quasi loro coetanee che hanno trasmesso a tutti profonda emozione.
Inoltre, molto numerosa la rappresentanza dell'Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia, Comitato di Roma. Presente anche l'Associazione Triestini e Goriziani in Roma. Una nota di colore è stata involontariamente aggiunta dall'incontro, del tutto casuale e neanche lontanamente immaginato, tra una poliziotta in divisa storica triestina, Romina, e la zia Gemma Morassi Dessardo, abitante nel Quartiere romano degli esuli. Tra le centinaia di persone presenti, il destino ha voluto farle incontrare al varco della cancellata dell'Altare della Patria, mentre l'una usciva dopo la prova generale e l'altra si accingeva ad entrare per prendere posto. Anche in questo episodio familiare è evidente l'unico filo che lega la Capitale ed il capoluogo giuliano, tanto caro all'Italia.
Giunta a Trieste, la staffetta si è integrata con una serie di cerimonie previste per la ricorrenza. A Duino lo staffettista Donno ha acceso un primo braciere e quindi da Duino gli staffettisti sono arrivati in P.zza della Libertà e da qui si sono diretti verso P.zza S. Antonio dove uno studente con la fiaccola ha acceso un secondo braciere; da P.zza S. Antonio la fiaccola è stata portata da Marco Drabeni che ha acceso un braciere vicino al monumento dei caduti a S. Giusto e si è soffermato davanti al vicino monumento della granata ferrigna dedicata ai Granatieri di Sardegna di cui ricorre quest'anno l'80° della sezione. Da S. Giusto ha preso in mano la fiaccola il podista Claudio Sterpin indossando il suo copricapo da bersagliere e, seguito da tutti gli staffettisti, è arrivato in P.zza Unità d'Italia per accendere l'ultimo braciere integrandosi con altre cerimonie in corso. Durante il percorso da P.zza Libertà fino a P.zza Unità si sono uniti ai 24 staffettisti altri 60 atleti con 3 bandiere lunghe 50 metri e molti sportivi e studenti che hanno desiderato accompagnare la fiaccola.
L'Assessore Drabeni ha voluto con queste cerimonie “lasciare un segno e lanciare un messaggio a tutto il Paese, rammentando che l'Italia è una nazione unita, nei valori risorgimentali, che hanno avuto la loro eco nell'irredentismo della prima guerra mondiale e nell'ultimo irredentismo, quello che ha visto la morte di alcuni giovanissimi italiani, nel 1953, nel nome dell'italianità di Trieste”.
I due giorni romani dedicati a Trieste sono stati molto significativi, soprattutto per il senso profondo di un risveglio di un sentimento nazionale, scevro da pregiudizi ideologico-politici. Ricordare la storia dell'Italia, raccontarla ed emozionarsi nel riviverla: ecco cosa ha rappresentato il Cinquantenario celebrato.
Una mostra inaugurata nel Quartiere Giuliano-Dalmata, unico e perfetto rappresentante a Roma di una comunità che tanto ha sofferto per amor di patria. Un filo tricolore partito da Roma il 23 mattina e giunto a Trieste il 26 per essere conservato e mantenuto vivo e vivace nella memoria e nella coscienza italiane.
(Roberta Fidanzia)
|
|
|
immagini dal CD
|
|
|